il tuo superiore, il tuo compagno,
un tuo amico ti guardasse in faccia
e ti dicesse che non ti riconosce più,
che sembri spento…
e ti chiedesse dove sia finito il tuo entusiasmo…
quello che animava la tua vita,
quello che ti vedeva coinvolto in mille attività.
E se uno di loro, il tuo capo per esempio, ti dicesse che “devi” essere entusiasta, altrimenti…
Entrare in una farmacia o drogheria e chiedere:
Potrei avere una confezione di entusiasmo, per favore?
Anzi, facciamo un paio.
E sentirti rispondere:
Certamente, come lo vuole in pasticche o solubile?
È disponibile anche una versione in polvere da far sciogliere sotto la lingua, per un assorbimento immediato ….
Sai che file davanti alla farmacia?
Mancava l’entusiasmo, la voglia e la gioia di condividere le nostre giornate in un ambiente di lavoro dove regnava una sorta di pace/armata (un ossimoro che rende bene l’idea) e ovunque ti girassi c’era qualcuno pronto a metterti al muro, si doveva trovare una vittima da sacrificare per far tacere il malessere generale che emergeva.
In un qualsiasi gruppo, quando i conti non tornano, la prima cosa che si fa, non è guardare a noi stessi, a cosa avremo potuto fare meglio ma si tende a cercare colpe e responsabilità in chi ci sta vicino…o in chi o cosa sta fuori!
Per esperienza posso tranquillamente affermare che in un azienda, grande o piccola che sia, così come in una coppia, difficilmente la responsabilità è univoca, tutti i componenti in qualche modo hanno contribuito al risultato…
Ma tornando all’entusiasmo devo ammettere che ci sono dei momenti in cui ritieni che niente e nessuno potrebbe farti uscire da quel vicolo cieco in cui ti sei cacciato o in cui ti sei ritrovato tuo malgrado.
Ti chiedi se sarebbe più facile mollare tutto, ripartire da zero da qualche altra parte, perché non c’è niente di più faticoso e difficile che sgretolare convinzioni che nel tempo si sono consolidate e che in quel momento stanno limitando ogni tua possibilità.
Ho sperimentato in vari momenti della mia vita che l’entusiasmo può nascere dentro di te, se quello che stai vivendo o affrontando ti stimola, ti attrae, ti affascina…
Oppure ne puoi essere contagiato, puoi sentirti attratto da quello che qualcun altro ti racconta…
In questo caso è come se qualcosa si accendesse e scattasse dentro di te; la scintilla prende fuoco e tu ti sentì totalmente coinvolto e pronto!
l’entusiamo si era semplicemente spento dentro di te, era venuto a mancare il carburante che lo alimentava.
A lungo abitudini, false priorità, ti hanno allontanato da te stesso, hai smesso di attornianti di persone e opportunità che potessero alimentare le scintille che via via si rendevano disponibili, avevi smesso di ascoltarli e assecondarle.
Perché una riflessione del genere?
Mi capita di incontrare persone, sia nell’ambito professionale che personale e in questo particolare momento di “crisi” (dal mio punto di vista non solo economica ma soprattutto sociale e valoriale) emerge quanto ci siamo spenti e quanta energia spendiamo nella ricerca di responsabili e colpevoli pensando che metterli alla gogna o al muro ci possa far sentire meglio …
Ci dimentichiamo, o forse non ci hanno mai insegnato, che sta a noi cercare il carburante utile ad alimentare la scintilla dell’entusiasmo; a farne un fuoco vigoroso e scoppiettante, e come se ci trovassimo costantemente in un bosco millenario, trovare legna in grande quantità per alimentare il fuoco utile a scaldarci, a cuocere il cibo e allontanare eventuali predatori.
Permettere a noi stessi di riconoscere questa qualità e condividerla con altri può aprire uno spiraglio nelle nostre o altrui oscurità.
Può fare la differenza nel come vivremo la nostra vita sia personale che professionale e accorgerci che in realtà, bastava scendere anche solo per un attimo, dalla giostra, per vedere il mondo da una diversa prospettiva…
Per ri-accendere la voglia di ritrovare quella emozione che hai avuto la prima volta che hai fatto qualcosa che desideravi da tempo … e sentire un brivido che attraverso tutto il tuo corpo,
sì quello è il segnale che aspettavi!