Si tratta di un processore da 40 milioni di bit al secondo che controlla e condiziona tutto; ci può salvare da un pericolo, certamente, ma per contro ci ruba il presente, l’attimo, e noi di questo non siamo consapevoli!
Mentre alla creatività, al libero arbitrio, alle intuizioni, lascia più o meno il 5%, 40 miseri bit. Chi sarà più veloce? L’abitudine o il genio?
Le considerazioni che mi appresto a fare prendono spunto da un libro di
Bruce Lipton e Steve Bhaerman
“Evoluzione spontanea” gli autori …rivelano come le nuove scoperte della biologia ci aiuteranno ad attraversare questo turbolento periodo storico, e come ciascuno di noi potrà partecipare a questo cambiamento globale …”.
Dal microcosmo della cellula al macrocosmo della mente
Un bel po’ di tempo fa, le prime comunità cellulari, al pari delle comunità umane, erano tribù di cacciatori-raccoglitori in cui ogni membro offriva gli stessi servizi per sostenere la sopravvivenza. Poi, aumentando la densità della popolazione di entrambe le comunità, le stesse si resero ben presto conto che, se tutti gli individui continuavano a svolgere lo stesso lavoro, non erano più in grado di garantire né efficacia né rendimento.
L’evoluzione portò infine, alle funzioni specializzate: nelle comunità umane, per esempio, alcuni membri si focalizzarono sulla caccia, altri sulle routine domestiche, altri ancora allevavano i figli; nelle comunità cellulari, specializzazione significò che alcune cellule iniziarono a differenziarsi come cellule digestive, altre cardiache e altre ancora come cellule muscolari…
Ogni cellula però, lavorava a compartimenti stagni, come fare allora?
C’era bisogno di un regista, un direttore d’orchestra: il cervello, che attraverso il sistema nervoso interpretasse gli stimoli ambientali e informasse le cellule, per potersi integrare e regolare le funzioni dei vari organi che sostengono la vita. La faccio breve ovviamente, è tutto un po’ più complesso, provando a trovare un’analogia … un computer, il cervello è paragonabile ad un sistema operativo … senza di lui, avere tanti programmi e un bel computer …
In questo ambito proviamo ad esplorare mente conscia e mente subconscia o inconscia che in seguito per comodità chiameremo subconscia.
Si stima che la massa cerebrale dedicata alla mente subconscia possa interpretare e rispondere a oltre quaranta milioni di impulsi nervosi al secondo.
Per contro, la minuscola corteccia prefrontale della mente autocosciente processa solo all’incirca quaranta impulsi nervosi al secondo.
Quando dobbiamo imparare qualcosa, la prima volta, siamo molto attenti e focalizziamo tutta la nostra attenzione ed energia; fatto questo, archivio!
Archiviamo e lasciamo che se ne occupi il pilota automatico, si arrangi, questo è un processo di delega in cui siamo maestri!
La mente autocosciente è l’organo della focalizzazione e della concentrazione.
Una volta si riteneva che alcune delle funzioni involontarie del corpo, come il controllo del ritmo cardiaco, della pressione del sangue e della temperatura corporea, fossero al di là del controllo della mente conscia; tuttavia, ora sappiamo che persone con una evoluzione mentale superiore, come gli yogi o altri praticanti di meditazione, possono effettivamente controllare le funzioni involontarie. In questo caso le componenti subconscie e conscie della mente lavorano come un meraviglioso duo.
Per la maggior parte di noi, la mente autocosciente è così preoccupata dai pensieri riguardanti il passato, il futuro o qualche problema immaginario, che lasciamo al subconscio gestire la quotidianità, il tempo reale. I neuro-scienziati cognitivi concludono che la mente autocosciente contribuisce solo per il 5 per cento alla nostra attività cognitiva; ciò significa che il 95 percento delle nostre decisioni, azioni, emozioni e comportamenti deriva dall’elaborazione inosservata della mente subconscia.
Quel piccolo processore da quaranta bit è la sede del pensiero cognitivo, dell’identità personale e del libero arbitrio; è la parte della mente che proclama le necessità, i desideri e le intenzioni, ma controlla solo il 5 percento, a volte anche meno, della nostra vita.
I primi anni della vita, tra gestazione e primi 6/7 anni, sono il periodo formativo più importante, quello che plasmerà in modo fondamentale il nostro futuro. Si concretizzerà osservando e ascoltando i nostri primi e principali insegnanti: i genitori, i fratelli, le sorelle e la comunità locale.
Sfortunatamente, come psichiatri, psicologi e terapeuti della psiche in generale sono acutamente “consapevoli”, buona parte di quanto abbiamo appreso era basato su percezioni errate che si esprimeranno poi, come credenze limitanti e auto-sabotanti.
La programmazione che riceviamo da bambini è quella che nel bene o nel male governerà la nostra vita da adulti, poiché il ruolo della mente è di generare coerenza tra i suoi programmi e la vita reale; il cervello inconsciamente provoca appropriate (o inappropriate) risposte comportamentali che garantiscono la veridicità delle sue percezioni programmate.
Quel piccolo bimbo avrà registrato dentro una parte di sé:
“cosa bella, la desidero, faccio di tutto per averla, non la posso avere = non la merito!”
Nel suo futuro, con ogni probabilità di fronte ad una criticità, invece che analizzare il momento presente con le sue peculiarità, programmerà in maniera sovversiva il comportamento della sua mente subconscia, la quale diligentemente si impegnerà in comportamenti auto-sabotanti per assicurarsi che la realtà corrisponda al programma. Con ogni probabilità non sapendo neppure cosa sta accadendo.
Perché accade questo? Semplicemente avremo occupato la mente conscia con qualcosa che apparentemente è più importante (organizzare una festa?) e quindi, quando lei, la mente autocosciente è impegnata, non osserva i comportamenti automatici che vengono generati dalla mente subconscia.
Purtroppo il vittimismo si realizza come condizione preannunciata e se ci percepiamo vittime, la funzione del cervello sarà quella di manifestare quella verità nella nostra realtà.
Come vittime, percepiamo di non avere il potere di manifestare le nostre intenzioni.
Niente potrebbe essere più lontano della realtà.
Di fatto, il database delle percezioni e credenze programmate della nostra mente è un fattore di importanza basilare per plasmare la nostra vita.
La buona notizia è che noi esercitiamo effettivamente il potere sui contenuti di quel database.
Consapevolezza?
mmm… una tappa di avvicinamento verso il pianeta autostima?
Lo scopriremo insieme, alla prossima!
Charles Régismanset,