Lo sapevate che per più o meno il 95% delle azioni della vita di un essere umano, sono governate da un pilota automatico?

Si tratta di un processore da 40 milioni di bit al secondo che controlla e condiziona tutto; ci può salvare da un pericolo, certamente, ma per contro ci ruba il presente, l’attimo, e noi di questo non siamo consapevoli!

Mentre alla creatività, al libero arbitrio, alle intuizioni, lascia più o meno il 5%, 40 miseri bit. Chi sarà più veloce? L’abitudine o il genio?

Ho già affrontato in un altro post il tema “autostima”, ma ritengo sia una materia che merita di essere approfondita; penso sia un argomento con un alto tasso di soggettività, quindi per cercare di essere il più oggettivo possibile, ho disegnato una mappa mentale e senza troppo pensare ho accolto alcune parole che sentivo pertinenti: consapevolezza, responsabilità, fiducia, senso della vita, motivazioni, stimoli, entusiasmo, benessere, amore, obiettivi
Noi persone, esseri umani, siamo degli organismi complessi e quando va tutto bene, ci diamo per scontati, sappiamo poco o niente di come funzioniamo, di come agiamo e perché reagiamo.

Le considerazioni che mi appresto a fare prendono spunto da un libro di

Bruce Lipton e Steve Bhaerman
Evoluzione spontanea gli autori …rivelano come le nuove scoperte della biologia ci aiuteranno ad attraversare questo turbolento periodo storico, e come ciascuno di noi potrà partecipare a questo cambiamento globale …”.

E che ci azzecca con l’autostima? Mmmmm… un po’ di pazienza e lo scopriremo insieme, lo faremo parlando di consapevolezza, partiamo da lontano:
Dal microcosmo della cellula al macrocosmo della mente

Un bel po’ di tempo fa, le prime comunità cellulari, al pari delle comunità umane, erano tribù di cacciatori-raccoglitori in cui ogni membro offriva gli stessi servizi per sostenere la sopravvivenza. Poi, aumentando la densità della popolazione di entrambe le comunità, le stesse si resero ben presto conto che, se tutti gli individui continuavano a svolgere lo stesso lavoro, non erano più in grado di garantire né efficacia né rendimento.

L’evoluzione portò infine, alle funzioni specializzate: nelle comunità umane, per esempio, alcuni membri si focalizzarono sulla caccia, altri sulle routine domestiche, altri ancora allevavano i figli; nelle comunità cellulari, specializzazione significò che alcune cellule iniziarono a differenziarsi come cellule digestive, altre cardiache e altre ancora come cellule muscolari…

Ogni cellula però, lavorava a compartimenti stagni, come fare allora?

C’era bisogno di un regista, un direttore d’orchestra: il cervello, che attraverso il sistema nervoso interpretasse gli stimoli ambientali e informasse le cellule, per potersi integrare e regolare le funzioni dei vari organi che sostengono la vita. La faccio breve ovviamente, è tutto un po’ più complesso, provando a trovare un’analogia … un computer, il cervello è paragonabile ad un sistema operativo … senza di lui, avere tanti programmi e un bel computer …

In questo ambito proviamo ad esplorare mente conscia e mente subconscia o inconscia che in seguito per comodità chiameremo subconscia.

Mentre la mente conscia è occupata all’autoriflessione, la mente subconscia sta monitorando il mondo e controllando tutto: dalla nostra respirazione alla nostra guida, un pilota automatico, che grazie ai sistemi di autoregolazione, non ha bisogno di consigli o di input da parte della mente conscia.
La mente subconscia è un elaboratore d’informazioni straordinariamente potente che può registrare esperienze percettive e riprodurle in eterno, al semplice tocco di un pulsante.
Si stima che la massa cerebrale dedicata alla mente subconscia possa interpretare e rispondere a oltre quaranta milioni di impulsi nervosi al secondo.
Per contro, la minuscola corteccia prefrontale della mente autocosciente processa solo all’incirca quaranta impulsi nervosi al secondo.
Ciò significa che, come elaboratore d’informazioni, la mente subconscia è un milione di volte più potente della mente autocosciente.
Peccato che la mente subconscia abbia soltanto una propensione marginale per la creatività, paragonabile al massimo a quella di un bambino di cinque anni; e mentre la mente autocosciente può esprimere il libero arbitrio, la mente subconscia esprime principalmente abitudini preregistrate stimolo/risposta.
Una volta che abbiamo appreso un modello comportamentale, come camminare, vestirsi o guidare l’automobile, releghiamo quei programmi nella mente subconscia, il che significa che svolgiamo funzioni complesse senza prestare attenzione!

Quando dobbiamo imparare qualcosa, la prima volta, siamo molto attenti e focalizziamo tutta la nostra attenzione ed energia; fatto questo, archivio!

Archiviamo e lasciamo che se ne occupi il pilota automatico, si arrangi, questo è un processo di delega in cui siamo maestri!

Mentre la mente subconscia può gestire i sistemi interni: camminare e masticare gomma contemporaneamente, la più piccola corteccia prefrontale dell’autocoscienza può destreggiarsi soltanto fra un piccolo numero di compiti simultanei.

La mente autocosciente è l’organo della focalizzazione e della concentrazione.

Una volta si riteneva che alcune delle funzioni involontarie del corpo, come il controllo del ritmo cardiaco, della pressione del sangue e della temperatura corporea, fossero al di là del controllo della mente conscia; tuttavia, ora sappiamo che persone con una evoluzione mentale superiore, come gli yogi o altri praticanti di meditazione, possono effettivamente controllare le funzioni involontarie. In questo caso le componenti subconscie e conscie della mente lavorano come un meraviglioso duo.

La mente subconscia controlla ogni comportamento di cui non si occupa la mente autocosciente. Il che, a quanto risulta, quasi tutto quello che accade nell’istante presente!

Per la maggior parte di noi, la mente autocosciente è così preoccupata dai pensieri riguardanti il passato, il futuro o qualche problema immaginario, che lasciamo al subconscio gestire la quotidianità, il tempo reale. I neuro-scienziati cognitivi concludono che la mente autocosciente contribuisce solo per il 5 per cento alla nostra attività cognitiva; ciò significa che il 95 percento delle nostre decisioni, azioni, emozioni e comportamenti deriva dall’elaborazione inosservata della mente subconscia.

Quel piccolo processore da quaranta bit è la sede del pensiero cognitivo, dell’identità personale e del libero arbitrio; è la parte della mente che proclama le necessità, i desideri e le intenzioni, ma controlla solo il 5 percento, a volte anche meno, della nostra vita.

Il nostro destino, è quindi controllato da programmi registrati (abitudini), derivati dagli istinti e dalle percezioni acquisite con le esperienze fatte nel corso della nostra vita, dalla nostra storia personale. I più potenti e influenti programmi della mente subconscia sono quelli che sono stati registrati prima.

I primi anni della vita, tra gestazione e primi 6/7 anni, sono il periodo formativo più importante, quello che plasmerà in modo fondamentale il nostro futuro. Si concretizzerà osservando e ascoltando i nostri primi e principali insegnanti: i genitori, i fratelli, le sorelle e la comunità locale.

Sfortunatamente, come psichiatri, psicologi e terapeuti della psiche in generale sono acutamente “consapevoli”, buona parte di quanto abbiamo appreso era basato su percezioni errate che si esprimeranno poi, come credenze limitanti e auto-sabotanti.

La programmazione che riceviamo da bambini è quella che nel bene o nel male governerà la nostra vita da adulti, poiché il ruolo della mente è di generare coerenza tra i suoi programmi e la vita reale; il cervello inconsciamente provoca appropriate (o inappropriate) risposte comportamentali che garantiscono la veridicità delle sue percezioni programmate.

Immaginiamo di essere un bimbetto di 5 o 6 anni e di andare al centro commerciale con i nostri genitori, e come tutti i bambini desiderare quel gioco che tanto ci piace… metteremmo sicuramente in atto tutte le strategie necessarie per raggiungere il nostro scopo, capricci compresi! Con tutta probabilità i nostri genitori non saranno d’accordo e tra le scuse che camperanno potrebbe esserci un “Non te lo meriti!

Quel piccolo bimbo avrà registrato dentro una parte di sé:

cosa bella, la desidero, faccio di tutto per averla, non la posso avere = non la merito!

Nel suo futuro, con ogni probabilità di fronte ad una criticità, invece che analizzare il momento presente con le sue peculiarità, programmerà in maniera sovversiva il comportamento della sua mente subconscia, la quale diligentemente si impegnerà in comportamenti auto-sabotanti per assicurarsi che la realtà corrisponda al programma. Con ogni probabilità non sapendo neppure cosa sta accadendo.

Perché accade questo? Semplicemente avremo occupato la mente conscia con qualcosa che apparentemente è più importante (organizzare una festa?) e quindi, quando lei, la mente autocosciente è impegnata, non osserva i comportamenti automatici che vengono generati dalla mente subconscia.

Dato che i programmi subconsci comprendono il 95 percento di quello che facciamo, la maggior parte del nostro stesso comportamento ci è invisibile.
Diventa difficile quindi, quando la vita non va come da programma, riconoscere di aver contribuito alle nostre insoddisfazioni e molto facile invece, sentirci vittime di forze esterne.
Purtroppo il vittimismo si realizza come condizione preannunciata e se ci percepiamo vittime, la funzione del cervello sarà quella di manifestare quella verità nella nostra realtà.

Come vittime, percepiamo di non avere il potere di manifestare le nostre intenzioni.
Niente potrebbe essere più lontano della realtà.

Di fatto, il database delle percezioni e credenze programmate della nostra mente è un fattore di importanza basilare per plasmare la nostra vita.

La buona notizia è che noi esercitiamo effettivamente il potere sui contenuti di quel database.

Divenire consapevoli delle nostre credenze e programmazioni subconscie è la porta all’evoluzione spontanea, la porta che introdurrà ognuno di noi in uno spazio in cui tutto può accadere e diventare registi, anziché semplici attori.

Consapevolezza?
mmm… una tappa di avvicinamento verso il pianeta autostima?

Lo scopriremo insieme, alla prossima!

Raramente l’uomo è consapevole di essere “felice”. Ma ama ricordare che lo è stato e immaginare che lo diventerà.

Charles Régismanset,